I determinanti commerciali della salute

Il 23 marzo 2023 il Lancet ha pubblicato una serie di tre articoli sui determinanti commerciali della salute (DCS), articoli corredati da un editoriale, da un commento del Direttore Generale dell’OMS, e dai profili di due tra i principali autori. Si tratta di articoli corposi la cui lettura raccomandiamo a tutti i NoGrazie. In questa Lettera, proponiamo dei riassunti e dei commenti che non possono catturare tutta la ricchezza delle informazioni e delle analisi proposte dalla serie. In questo editoriale vorremmo piuttosto soffermaci su cosa si potrebbe fare per contrastare gli effetti nefasti dei DCS.

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Editoriale. I determinanti commerciali di salute: una nuova serie del Lancet

All’inizio di Marzo 2023, quasi 200 persone (incluso l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon) hanno firmato una lettera contenente una forte critica alle aziende farmaceutiche per aver anteposto il proprio desiderio di profitti ai bisogni dell’umanità durante la pandemia da COVID-19. Disuguaglianze nell’accesso a vaccini, trattamenti e test (spesso sviluppati con fondi pubblici) sono costate più di un milione di vite mentre le aziende hanno fatturato miliardi di dollari. I firmatari hanno chiesto ai leader mondiali di garantire che una tale ingiustizia non si ripeta più.

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Definire e concettualizzare i determinanti commerciali della salute

Che cosa hanno in comune tabacco, alcool, carburanti fossili e alimenti ultra-processati come le merendine o le bibite gassate? Queste quattro categorie di prodotti industriali sono correlate a 19 milioni di decessi all’anno nel mondo, pari al 34% del totale dei decessi e al 41% di quelli da malattie non infettive, secondo i dati del Global Burden Disease del 2019, considerati sottostimati.

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Concettualizzare le entità commerciali nella salute pubblica

La maggior parte della ricerca sui DCS si è finora concentrata su un ristretto segmento di attori commerciali. Si tratta solitamente di multinazionali di prodotti insalubri come tabacco, alcol e alimenti ultra-processati per cui sono a disposizione solide prove dei danni che causano alla salute. Ma il mondo commerciale è variegato e spazia da società transnazionali e multinazionali con ricavi superiori al PIL di interi paesi, a imprese locali di piccole dimensioni. Infatti, sebbene la ricchezza sia concentrata in modo sproporzionato in un piccolo numero di grandi aziende e individui che sono spesso proprietari di queste società, circa il 90% delle aziende in tutto il mondo sono micro, piccole o medie imprese. Con l’intento di guardare oltre alle multinazionali che producono prodotti dannosi, l’obbiettivo di questo articolo è sviluppare un quadro concettuale che prenda in considerazioni tutte le entità commerciali rilevanti per la salute pubblica, per capire se, come e fino a che punto un attore commerciale può influenzare gli esiti di salute.[1]

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Determinanti commerciali di salute: verso il futuro

Il terzo articolo della serie guarda al futuro.[1] Non si tratta né di detronizzare il capitalismo né di legarsi stretti in un abbraccio con le imprese transnazionali. E non esiste una bacchetta magica per mitigare, annullare o prevenire i danni causati dai DCS alla salute, al benessere, all’equità e all’ambiente. Si comincia dal riconoscere la necessità di cambiare, e di muoversi rapidamente. La società nel suo complesso deve chiedersi quali sistemi politici ed economici possono meglio contribuire alla salute e all’equità, qual è il ruolo del mercato in tali sistemi, quali dispositivi istituzionali e legislativi possono efficacemente regolare le pratiche commerciali al fine di prevenire o ridurre i danni per salute e ambiente, quali modelli di business devono essere proibiti, regolati o incentivati, e come cittadini e società civile possano promuovere tutto ciò. Le proposte degli autori dell’articolo sono per forza generiche e devono essere declinate in azioni pratiche a livello globale, sovranazionale, nazionale e regionale.

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To mask or not to mask? Jefferson Vs Cochrane

Nella Lettera 111 di febbraio 2023, Alberto Donzelli aveva riassunto e commentato una revisione Cochrane, firmata da Tom Jefferson et al., sull’efficacia dei mezzi fisici, soprattutto mascherine chirurgiche e FFP2, nell’interrompere e ridurre la diffusione di virus respiratori, SarsCov2 e non solo. Una presa di posizione di Karla Soares-Weiser, Editor-in-Chief della Cochrane Library, apparentemente a nome di tutta la Cochrane, ha scatenato un vivace dibattito.

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Sette punti per una discussione critica su Jefferson Vs. Cochrane

1. Un solido studio osservazionale è meglio di un RCT mal fatto. In ogni caso, non è possibile costruire un solido RCT sulla validità delle mascherine per le troppe difficoltà insite. Dire che un solido studio osservazionale è meglio di un RCT mal fatto è un’inutile banalità. Si dica  invece quali sono i “solidi studi osservazionali” cui fa riferimento, dato che quelli riportati nella metanalisi della UK Health Security Agency hanno vari bias che ne riducono drasticamente la validità.[1]

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Ricerca e sviluppo non giustificano il prezzo elevato dei nuovi farmaci

Un gruppo di ricercatori londinesi ritorna su un tema molto dibattuto, il prezzo ingiustificato dei farmaci.[1] Questo è passato, negli USA, da una media di 1400$ per anno nel 2008 a 150.000$ nel 2021. Esistono poi farmaci con prezzi stratosferici, come Zolgensma per l’atrofia muscolare spinale, in vendita a 2 milioni di dollari a singola dose, o farmaci più recenti per la terapia genica dell’emofilia B che arrivano a 3,5 milioni di dollari a dose. Le aziende del farmaco si sono sempre trincerate dietro la giustificazione dei costi elevati di ricerca e sviluppo (R&D).

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Le malefatte di Novo Nordisk nel Regno Unito

In un articolo del Guardian del 12 marzo 2023, i giornalisti Shanti Das e Jon Ungoed-Thomas riferiscono di come gli esperti britannici che hanno espresso pareri positivi riguardo al nuovo farmaco dimagrante per via iniettiva settimanale, il semaglutide (commercialmente Wegovy e definito “skinny-jab”, iniezione per dimagrire) hanno ricevuto pagamenti dal produttore del farmaco, la Novo Nordisk, senza puntualmente chiarire i loro legami con l’azienda.

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Formule per l’infanzia: affermazioni senza prove

Big Pharma, come i NoGrazie ben sanno, millanta le proprietà benefiche dei farmaci. Dato che le strategie di marketing sono universali, non ci sorprende che Big Formula faccia lo stesso con i sostituti del latte materno. Lo mostra chiaramente uno studio multicentrico, Italia inclusa (tre ricercatori del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, sezione di Pediatria, dell’Università di Pisa), pubblicato sul BMJ.[1]

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“Medicina su larga scala”

In questo numero della Lettera non diamo evidenza a singoli episodi di malcostume, o a processi conseguenti ad abusi o a danni da trattamenti inadeguati, e non puntiamo il dito contro quella particolare industria che può aver tratto in inganno Pazienti o Curanti. Questa volta il filo che lega gli articoli tocca il livello più alto: governi, organizzazioni, enti regolatori, commissioni per le linee guida, legislatori sono in vario modo coinvolti nelle decisioni riguardo ad assistenza, promozione o inibizione di trattamenti medici, di stili di vita, di scelte salutari in tutte le politiche.

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