Pagamenti dell’industria farmaceutica in Gran Bretagna

Un articolo pubblicato sul BMJ Open esamina le caratteristiche dei pagamenti ad associazioni professionali e di pazienti da parte dell’industria farmaceutica in Gran Bretagna. [1] Gli autori hanno comparato le ditte in base alla quantità di denaro investito, al tipo di associazione bersaglio e al tipo di pagamento. Hanno anche cercato di individuare differenze di comportamento delle ditte nelle 4 nazioni britanniche. I dati provengono dai registri volontari delle ditte disponibili nell’ambito dell’iniziativa EFPIA, [2] un’iniziativa dell’industria farmaceutica europea di cui abbiamo scritto nella Lettera 62 di Settembre 2018 dato che è operativa anche in Italia. Per ovviare a possibili carenze dei registri volontari, i ricercatori hanno effettuato dei controlli anche sui rapporti annuali e i siti internet delle associazioni professionali e di pazienti interessate.

I risultati riguardano 100 ditte con pagamenti a 4229 associazioni nel 2015. In totale, i pagamenti assommavano a oltre 52 milioni di sterline in Inghilterra, 3.2 milioni in Scozia, quasi 2 milioni in Galles e poco più di 500mila sterline in Irlanda del Nord. Queste cifre sembrano proporzionali alle dimensioni delle 4 nazioni, ma indicizzando per numero di abitanti si nota una grande differenza a favore dell’Inghilterra e a sfavore dell’Irlanda del Nord, con Scozia e Galles nel mezzo. La Pfizer era il maggior donatore ovunque, seguita da Novartis e da tutte le altre ditte. Vi erano anche numerosi pagamenti di molte ditte allo stesso piccolo numero di associazioni. D’altro canto, alcune ditte sembrano invece favorire pagamenti a pioggia, cioè non concentrati su un piccolo gruppo di associazioni. Spesso i pagamenti erano a monte, cioè ad associazioni che pianificano e assegnano assistenza sanitaria, o che fanno ricerca, come le università. Molti pagamenti, tuttavia, erano a valle, cioè a individui e associazioni che forniscono direttamente assistenza sanitaria alla popolazione. In ognuna delle 4 nazioni britanniche, le ditte davano priorità a differenti associazioni e a differenti attività. In Inghilterra e Galles, le associazioni hanno ricevuto singoli pagamenti più piccoli che in Scozia e Irlanda del Nord. Le sponsorizzazioni di congressi ed eventi erano più frequenti in Irlanda del Nord e meno frequenti in Galles. Circa il 5% del totale di pagamenti era incorrettamente registrato confrontando i registri EFPIA e quelli delle associazioni.

Questi risultati mostrano che le ditte adottano strategie diverse in diversi contesti, adattandole probabilmente alle politiche e alle regole esistenti e in continuo cambiamento, una situazione che potrebbe essere ritrovata anche in Italia, nel caso di una regionalizzazione ancora più spinta dei sistemi sanitari. Infine, l’analisi dei pagamenti sarebbe enormemente facilitata da un eventuale Sunshine Act, non ancora adottato in Gran Bretagna (vedi Lettera 94 di luglio/agosto 2021). E a proposito di Sunshine Act, abbiamo qualche notizia sul registro pubblico telematico che doveva essere istituito entro 6 mesi dall’approvazione definitiva della legge italiana, cioè entro il 31 novembre 2022? Vedi Lettera 104 di giugno 2022 in cui scrivevamo: “Conoscendo i nostri polli, i tempi per l’istituzione del registro potrebbero essere ben più lunghi”.

A cura di Adriano Cattaneo

1. Rickard E, Carmel E, Ozieranski P. Comparing pharmaceutical company payments in the four UK countries: a cross sectional and social network analysis. BMJ Open 2023;13:e061591

2. https://www.efpia.eu/relationships-code/disclosure-of-payments/

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