Concettualizzare le entità commerciali nella salute pubblica

La maggior parte della ricerca sui DCS si è finora concentrata su un ristretto segmento di attori commerciali. Si tratta solitamente di multinazionali di prodotti insalubri come tabacco, alcol e alimenti ultra-processati per cui sono a disposizione solide prove dei danni che causano alla salute. Ma il mondo commerciale è variegato e spazia da società transnazionali e multinazionali con ricavi superiori al PIL di interi paesi, a imprese locali di piccole dimensioni. Infatti, sebbene la ricchezza sia concentrata in modo sproporzionato in un piccolo numero di grandi aziende e individui che sono spesso proprietari di queste società, circa il 90% delle aziende in tutto il mondo sono micro, piccole o medie imprese. Con l’intento di guardare oltre alle multinazionali che producono prodotti dannosi, l’obbiettivo di questo articolo è sviluppare un quadro concettuale che prenda in considerazioni tutte le entità commerciali rilevanti per la salute pubblica, per capire se, come e fino a che punto un attore commerciale può influenzare gli esiti di salute.[1]

Le entità commerciali sono generalmente considerate parte del settore privato, definito a sua volta come una parte dell’economia di un paese che è di proprietà privata e non direttamente controllata dallo stato. Tuttavia, questa definizione esclude le molte entità quasi commerciali esistenti e le cui pratiche potrebbero influenzare la salute in modo sostanziale. Alcune entità commerciali possiedono qualità che si sovrappongono al settore pubblico (ad esempio, la Sinopec, la più grande impresa statale cinese, nel 2020 era la seconda azienda più grande al mondo) o il cosiddetto terzo settore con organizzazioni di volontariato e della società civile (ad esempio, la Sanitarium Health and Wellbeing Company è un’azienda alimentare che opera in Australia e Nuova Zelanda di proprietà della Chiesa Avventista del Settimo Giorno). I confini tra settore privato, settore pubblico e terzo settore non sono sempre ben definiti e un’utile concettualizzazione è quella di considerarli costituiti da una combinazioni di attributi, tra cui la proprietà (ad esempio, diritti e responsabilità in materia di proprietà), il controllo (ad esempio, la capacità di governare le politiche e l’attività), le fonti di reddito (ad esempio, provenienti da tasse, donazioni o vendite), lo scopo (ad esempio, realizzare profitti o aiuti umanitari) e le funzioni svolte (ad esempio, fornire servizi o impegnarsi in advocacy). Questo approccio evidenzia che molte entità sono di natura ibrida. In effetti, le entità commerciali hanno una combinazione di attributi, alcuni dei quali più orientati al mercato, altri al settore pubblico, altri ancora al terzo settore o alla società civile.

Per differenziare le entità commerciali, il quadro di riferimento concettuale che gli autori hanno costruito comprende le pratiche commerciali e quattro attributi chiave aggiuntivi: portafoglio, risorse, organizzazione e trasparenza (vedi figura). Per supportare l’applicazione nel mondo reale di questo costrutto, gli autori hanno sviluppato una serie di domande guida che renda possibile esplorare gli enti commerciali per ciascuna di queste caratteristiche  e per indicare le potenziali fonti di dati (vedi figura 3 online: https://pricelesssa.ac.za/media/paper-2.pdf). Alcuni aspetti del quadro aiutano a capire se un’entità commerciale avrà più effetti benefici o più effetti dannosi sulla salute (ad esempio, pratiche commerciali e portafoglio), mentre altri aspetti aiutano a comprendere l’entità di questi effetti (ad esempio, risorse) e potenziali meccanismi di responsabilità (ad esempio, organizzazione e trasparenza).

L’articolo è piuttosto tecnico e merita di essere approfondito dai decisori politici, dai tecnici degli enti regolatori e delle ONG, dagli attori della società civile e dagli accademici che si occupano di fare ricerca o che interagiscono con gli enti commerciali. La ricerca sui DCS che guarda oltre alle multinazionali è agli inizi, ma solo in questo modo sarà possibile identificare e contrastare pratiche commerciali dannose per la salute e implementare pratiche di promozione della salute.

A cura di Luca Iaboli

  1. Lacy-Nichols J, Nandi S, Mialon M et al. Conceptualising commercial entities in public health: beyond unhealthy commodities and transnational corporations. Lancet 2023; 401: 1214-28

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