Interazioni tra istituzioni e Big Alcol negli USA

Sono stati recentemente pubblicati due articoli che analizzano i rapporti che intercorrono tra l’industria dell’alcol e l’Istituto nazionale statunitense sull’abuso di alcol e alcolismo (National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism, NIAAA). Il consumo di alcol e il danno che provoca sono un problema sanitario globale, ampio e crescente. L’industria degli alcolici è cambiata radicalmente negli ultimi anni con la globalizzazione della produzione, la lobby del settore per politiche commerciali internazionali liberalizzate, le nuove tecnologie di marketing digitale con promozione di alcolici in tutto il mondo. Fusioni e acquisizioni sono servite a rafforzare sul mercato mondiale i maggiori produttori transnazionali di alcol.

É emblematico il caso dello studio randomizzato MACH (Moderate Alcohol and Cardiovascular Health) per valutare eventuali benefici cardiovascolari correlati al bere moderato, tra 7.800 anziani che avevano un rischio elevato di malattie cardiovascolari, in 16 siti (Stati Uniti, Europa, Africa e Sud America). Lo studio ha ricevuto due terzi dei suoi finanziamenti dall’industria dell’alcol (5 produttori hanno contribuito con 67,7 milioni di dollari) e un contributo (30 milioni di dollari) dal NIAAA. É stato avviato nel 2017 e fermato nel giugno 2018 dopo una revisione indipendente da parte di un comitato consultivo che ha trovato prove di pregiudizi a favore dell’industria nell’assegnazione della sovvenzione, nella selezione dei ricercatori e nella scelta dei siti d’indagine. Le circostanze che circondano il finanziamento e la successiva cessazione di questo progetto dimostrano come il contributo economico dell’industria abbia la capacità di influenzare i risultati della ricerca, danneggiare la reputazione di organizzazioni che finanziano lo studio e modificare i risultati in modo favorevole agli interessi dell’industria e contrario alle finalità della sanità pubblica. In sostanza, i dirigenti dell’industria di alcol hanno avanzato diversi suggerimenti per alterare il disegno, la numerosità e i risultati dello studio, portando il comitato consultivo a concludere che l’analisi non fosse completa.

Gli autori del primo articolo hanno fatto una richiesta al National Institutes of Health, in base al Freedom of Information Act (FOIA, presente in oltre 100 paesi al mondo, una legge che garantisce a chiunque il diritto di accesso alle informazioni detenute dalle pubbliche amministrazioni, salvo i limiti a tutela degli interessi pubblici e privati stabiliti dalla legge), per esaminare la corrispondenza via e-mail tra i leader del NIAAA e l’industria dell’alcol.[1] Hanno ricevuto e analizzato 4.784 pagine di corrispondenza e-mail, dall’11 gennaio 2013 al 14 gennaio 2021, da e verso tre leader NIAAA (che erano stati in posizioni di alto livello durante varie fasi dello studio MACH) e una selezione di indirizzi e-mail dell’industria dell’alcol scelti in base alla loro importanza a livello nazionale e globale e/o al loro coinvolgimento nel medesimo studio. Inizialmente, sono stati identificati 44 componenti del personale NIAAA e 26 enti industriali nel set di dati. Una persona del NIAAA e 11 aziende o organizzazioni del settore erano coinvolti solo nelle discussioni dello studio MACH e sono stati esclusi dall’analisi. Sono rimasti 43 membri del personale NIAAA identificati come interagenti con 15 organismi del settore o coinvolti in discussioni interne su queste interazioni. L’analisi della corrispondenza dimostra che i leader del NIAAA hanno avuto ampi contatti con aziende produttrici di alcolici, associazioni di categoria e organizzazioni che si occupano delle ricadute degli studi. I leader del NIAAA hanno fornito ai gruppi industriali ampie informazioni sugli sviluppi scientifici e politici, tanto che in alcuni casi hanno consigliato i rappresentanti dell’industria su come promuovere i loro interessi in relazione ad altre agenzie o processi. Hanno partecipato attivamente alle interazioni con l’industria, avviando e ricambiando contatti. Hanno condiviso, ricevuto e discusso con rappresentanti del settore vari articoli sottoposti a revisione paritaria su una serie di argomenti relativi alla salute e rilevanti per la politica sull’alcol. Si sono inoltre impegnati in discussioni sulle politiche con i rappresentanti dell’industria e i loro punti di vista su questioni chiave per le politiche erano in linea con quelli degli operatori del settore.

A titolo di esempio, portiamo la questione del rapporto OCSE 2015 sull’alcol, rapporto che ha valutato il consumo di alcol, i danni, i costi e gli impatti. Il NIAAA ha criticato il modello di micro-simulazione dell’OCSE, in particolare l’obiettivo di ridurre il consumo complessivo, spingendosi fino a sostenere che c’era un “pregiudizio eccessivo contro la riduzione del bere notevolmente, ma in modo episodico” e raccomandando una maggiore enfasi sul bere in modo patologico. In un’altra occasione, il NIAAA ha messo in discussione uno studio che ha respinto presunti effetti cardio-protettivi dopo essere stato preallertato dagli stessi industriali che avevano condiviso con il NIAAA la loro critica allo studio. È quindi auspicabile che lo stesso NIAAA valuti in modo trasparente l’integrità scientifica dei propri processi e risultati.

Nel secondo articolo si descrive cosa è andato storto nello studio MACH: dalla lettura della corrispondenza si evince come i dirigenti dell’industria credessero sinceramente nello scambio di favori come strumento per aiutare i loro datori di lavoro a “fare bene facendo del bene”. É necessario mettere in atto politiche più rigorose che mantengano queste organizzazioni a debita distanza e predisporre procedure per rendere più efficaci e trasparenti le comunicazioni con l’industria. Occorre bloccare la “porta girevole”, metafora di una situazione in cui i dipendenti (soprattutto più anziani) si spostano tra le posizioni governative (il regolatore) e quelle dell’industria (il regolato), o viceversa, usando le loro relazioni e conoscenze per influenzare favorevolmente le politiche del governo.[3] I dipendenti del governo dovrebbero essere istruiti a non trattare con ex dipendenti che sono passati all’industria e che quando tornano portano doni e chiedono favori. Per adempiere la missione di salute pubblica, il NIAAA deve diventare leader nel campo sociale, epidemiologico e di salute pubblica, con ricerca che dedica maggiore attenzione all’impatto di restrizioni sul marketing degli alcolici, controlli su disponibilità, prezzi, politiche ed effetti dell’attività dell’industria.[4] L’impatto sulla salute pubblica potrebbe essere enorme, come suggerito nella precedente ricerca del NIAAA sulle contromisure alla guida in stato di ebbrezza (drastiche riduzioni nell’incidenza degli incidenti stradali notturni tra adolescenti e giovani adulti dopo il limite di 21 anni per l’acquisto di alcolici negli anni ‘80), campagne informative sul binge drinking adolescenziale e indicazioni sanitarie per la prevenzione del bere rischioso.[5]

Il parallelismo con le multinazionali del tabacco, della formula, delle bibite gassate e zuccherate è automatico. Non solo: le industrie dell’alcol e del tabacco sono profondamente connesse, ad esempio attraverso comproprietà, e vi sono prove crescenti che queste e altre industrie di prodotti non salutari usino strategie comuni per influenzare le politiche pubbliche al fine di soddisfare gli interessi commerciali, anziché tutelare la salute. Eppure, se i governi investissero in politiche di salute pubblica per ridurre il consumo dannoso di alcol, potrebbero risparmiare milioni di vite. La sanità pubblica è probabilmente l’area più importante della ricerca sull’alcol, almeno in connessione con le ricadute sociali e le politiche socio-sanitarie. Purtroppo, i risultati degli articoli forniscono esempi di sanità pubblica osteggiata, anziché sostenuta dai leader del NIAAA.

A cura di Luisa Mondo

1. Mitchell G, McCambridge J. Interactions between the U.S. National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism and the alcohol industry: evidence from email correspondence 2013-2020. J Stud Alcohol Drugs 2023;84:11-26 https://www.jsad.com/doi/epdf/10.15288/jsad.22-00184?role=tab

2. Babor FT. Big Alcohol meets Big Science at NIAAA: what could go wrong? J Stud Alcohol Drugs 2023;84:5-10 https://www.jsad.com/doi/epdf/10.15288/jsad.22-00434?role=tab

3. Robertson NM, Sacks G, Miller PG. The revolving door between government and the alcohol, food and gambling industries in Australia. Public HealthResearch & Practice 2019;29:e2931921

4. Robaina K, Babor TF. Alcohol industry marketing strategies in LatinAmerica and the Caribbean: The way forward for policy research. Addiction 2017;112,Supplement1:122-4

5. DeJong W, Blanchette J. Case closed: research evidence on the positive public health impact of the age 21 minimum legal drinking age in the United States. Journal of Studies on Alcohol and Drugs 2014;Supplement 17:108-15

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