Il premio Virchow

“La medicina è una scienza sociale e la politica non è altro che medicina su larga scala”. L’autore di questa notissima frase è Rudolf Wirchow, medico tedesco del secolo XIX che, avendo capito quale profonda influenza avesse la povertà sulla salute, era anche un attivista politico e un fautore di riforme sociali. Dopo aver partecipato ai moti del 1848, era stato licenziato dal prestigioso ospedale di Berlino dove lavorava, ma vi ritornò anni dopo grazie ai suoi meriti accademici. Non stupisce che la Fondazione per la Salute Globale che porta il suo nome, con base all’università di Berlino, abbia istituito nel 2022 un Premio Virchow.

Il primo vincitore del premio, nel 2023, è un virologo del Cameroon, John Nkengasong, ex direttore del CDC africano e attualmente in forza a un’agenzia USA per la lotta all’AIDS. La prima stonatura è che in nome di Virchow, un’attivista sociale precursore di tutti i programmi che si occupano di determinanti sociali della salute, si assegni il premio a un rappresentante, per quanto meritevole, dell’approccio biomedico al controllo delle malattie. Ma passi; il premiato ha spesso fatto dichiarazioni in favore della salute pubblica e ha donato l’ammontare del premio a una rete africana di epidemiologia. Se però si dovesse continuare con questi criteri per i premi futuri, si potrebbe iniziare a parlare di tradimento degli ideali di Virchow. Ma andando nei dettagli, si capisce meglio la preferenza per l’approccio biomedico nell’assegnazione del premio. Tra i fondatori della Fondazione di cui sopra vi sono illustri rappresentanti dell’industria biomedica tedesca, abituati a difendere energicamente i loro brevetti e a vendere i loro prodotti a prezzi che li rendono inaccessibili ai poveri, africani in primis. Per dirla in poche e chiare parole, chi sta dietro al Premio Virchow sostiene un paradigma di salute globale che favorisce gli investimenti di capitali, e relativi ritorni economici, e un approccio tecnologico, biomedico e riduzionista alla salute e alla malattia. Infine, chi mette la maggior parte dei soldi per il premio è l’editore Springer, che pubblica Bild e Welt, due giornali tedeschi noti per l’approccio omofobico, xenofobico e sensazionalista, e per la diffusione di fake news. In conclusione, chi ha tradito Virchow non è chi ha ricevuto il premio, ma chi l’ha istituito e assegnato.