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MEZIS chiede, NoGrazie risponde

Nella Lettera 116 del mese scorso, abbiamo pubblicato un dialogo tra Niklas Schurig, di MEZIS, e Mariolina Congedo, di NoGrazie. Alla fine del loro dialogo online, Niklas ha posto a Mariolina delle domande su NoGrazie, per capire chi siamo e cosa facciamo e per informare i nostri colleghi tedeschi. Le domande, pur brevi, non erano banali. Abbiamo provato a rispondere. Se qualcuno/a tra i nostri lettori e le nostre lettrici avesse voglia di fornire delle risposte diverse, saremmo lieti di pubblicarle nella prossima lettera. Scriveteci a lettera@nograzie.eu.

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Come i grandi conglomerati transnazionali influenzano le politiche pubbliche

Nella Lettera 113 di maggio 2023 dedicata ai determinanti commerciali della salute (DCS) avevamo già riportato sia i danni che questi causano a salute, sistemi sanitari, economia e ambiente, sia le strategie usate dalle imprese transnazionali per influenzare a loro favore politiche, ricerca e pratica medica. In un articolo pubblicato poco dopo la serie di articoli del Lancet dedicati ai DCS, alcuni degli autori di quegli articoli (compresa la NoGrazie Alice Fabbri) approfondiscono il tema analizzando le strategie di cui sopra per riunirle in categorie e modelli.[1].

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Marketing farmaceutico immorale: problema comune, responsabilità collettiva

Due sociologi, rispettivamente dell’università di Bath (Gran Bretagna) e di Lund (Svezia), hanno nuovamente affrontato il problema della carenza di etica nel marketing farmaceutico.[1] Tutto ciò sulla scia di eventi recenti che hanno portato MHRA (Box 1) a sospendere Novo Nordisk per aver pagato medici, operatori sanitari ed enti di beneficenza allo scopo di accrescere la sua influenza nel settore della gestione dell’obesità con campagne promozionali camuffate da educazione scientifica (vedi Lettera 112, maggio 2023).

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Conflitti di interessi: bisogna essere irreprensibili

“La Gran Bretagna ha un problema di trasparenza con i CdI dei medici”. Inizia con questa frase un articolo di Margaret McCartney sul tema.[1] E magari ce l’avesse solo la Gran Bretagna, aggiungo io! L’articolo prende lo spunto dalla decisione del governo britannico di lanciare una consultazione pubblica su come rendere trasparenti tutti i pagamenti dell’industria della salute agli operatori sanitari e alle loro associazioni. La consultazione, attualmente in corso,[2] è mirata a raccogliere pareri su una possibile legge sul tema. Come abbiamo scritto nella Lettera 94 di luglio-agosto 2021, [3] l’idea di un Sunshine Act fa molta fatica a farsi largo nella perfida Albione.

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Il premio Virchow: in difesa del premiato

Nella Lettera 114 di giugno 2023 avevamo scritto del premio Virchow, accennando al fatto che la sua assegnazione a un virologo del Cameroon sembrava in contrasto con le caratteristiche del famoso medico tedesco del secolo XIX. Tre ricercatori di paesi a reddito medio/basso hanno pubblicato una confutazione all’articolo da noi commentato, che conteneva la considerazione di cui sopra.[1]

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La mortalità totale per stato vaccinale in Inghilterra e in Italia: prendere atto dei dati e trarne le conseguenze

Per anni l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha diffuso ogni settimana dati che mostravano decessi molto maggiori nei non vaccinati rispetto ai vaccinati, senza però chiarire che si tratta di “mortalità da/con Covid-19”, non di “mortalità totale”. Nell’era di Omicron, per altro, la letalità associata a Covid-19 si è molto ridotta rispetto a quella da precedenti varianti, e la frazione relativa a questa mortalità specifica è diventata molto piccola rispetto alla mortalità generale. Quest’ultima, inoltre, negli anni 2021-2022 non è rientrata nei livelli attesi, né tanto meno ha fatto osservare l’effetto rimbalzo che poteva seguire alla mietitura dei soggetti più anziani e fragili nella fase più acuta della pandemia.[1]

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Richard Smith e la decrescita

I più giovani tra i NoGrazie si chiederanno: Richard Smith, chi era costui? I più vecchi lo sanno, probabilmente. Mente brillante e penna acuminata, per molti anni è stato direttore del British Medical Journal (BMJ), al quale ha impresso una svolta sia internazionale (non solo British Medical Association) sia di salute pubblica e sociale (non solo medicina clinica). Si è ritirato da una decina d’anni e ora presiede l’alleanza sanitaria sul cambio del clima. Con questa affiliazione ha pubblicato sul BMJ un’opinione dal titolo: “Solo la decrescita potrà forse salvarci”.

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I Royal Colleges britannici ricevono soldi da Big Pharma

Molte associazioni mediche britanniche si chiamano, per antica tradizione che risale al secolo XVI, Royal Colleges (RC). Ci sono RC per le diverse specialità mediche, ma anche per infermiere e ostetriche, e anche su base geografica (Londra, Edimburgo, etc). La maggior parte delle entrate dei RC provengono dalle quote di iscrizione. Ma un articolo appena pubblicato sul BMJ ci informa di altre entrate.[1]

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Infermieri, wound care e congressi

I dispositivi medici sono un’area interessata dai CdI (conflitti di interessi), ma di cui poco si parla e scrive.[1] Tra i dispositivi, i prodotti per il wound care (ovvero la cura di pazienti con ulcere croniche e ferite acute) rappresentano una spesa significativa; si tratta di medicazioni tradizionali e “avanzate”, antisettici e “stimolanti” della riparazione tessutale, dispositivi elettronici, bendaggi, kit diagnostici, ecc. In Italia, questa spesa, rappresenta il 4.1% del totale della spesa dei dispositivi medici pagati dal SSN,[2] ed è in costante crescita sia in Italia sia nel resto del mondo. Le valutazioni economiche, inoltre, non tengono conto della spesa privata dei cittadini.

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