Infermieri, wound care e congressi

I dispositivi medici sono un’area interessata dai CdI (conflitti di interessi), ma di cui poco si parla e scrive.[1] Tra i dispositivi, i prodotti per il wound care (ovvero la cura di pazienti con ulcere croniche e ferite acute) rappresentano una spesa significativa; si tratta di medicazioni tradizionali e “avanzate”, antisettici e “stimolanti” della riparazione tessutale, dispositivi elettronici, bendaggi, kit diagnostici, ecc. In Italia, questa spesa, rappresenta il 4.1% del totale della spesa dei dispositivi medici pagati dal SSN,[2] ed è in costante crescita sia in Italia sia nel resto del mondo. Le valutazioni economiche, inoltre, non tengono conto della spesa privata dei cittadini.

Scontata la scelta delle industrie di porre grande attenzione agli operatori in grado di orientare le scelte di aziende sanitarie e privati cittadini verso l’acquisto di un prodotto, in primis agli infermieri che rappresentano un target da avvicinare inizialmente con estratti di pubblicazioni patinate, gadget promozionali come biro, oggettistica e altre minime regalie; un riconoscimento più ambito è rappresentato dalla partecipazione ai congressi. Attualmente, la partecipazione a un evento può superare tra iscrizione, vitto, alloggio e viaggio, anche 1000 €, cifra che è praticamente impossibile da sostenere e che non è giustificata per tre giorni di “formazione e confronto”. Come a ogni congresso, parte la “caccia” alla sponsorizzazione da parte degli infermieri, alla ricerca di ditte che si facciano carico di questi costi. La “collaborazione” tra infermieri e ditte è una prassi oramai consolidata, spesso pubblicamente evocata, sia nel campo della ricerca (gli studi indipendenti sono quasi inesistenti) sia nella scelta dei prodotti. In uno degli ultimi congressi di wound care tenuto in Italia nella primavera del 2023 erano presenti un centinaio di ditte, con altrettanti simposi e workshop sponsorizzati. Se si considera che le ditte, sostenendo economicamente le associazioni professionali che organizzano questi eventi, hanno una pesante voce in capitolo nella scelta dei relatori anche al di fuori degli spazi sponsorizzati, sorgono legittimi dubbi sul valore di queste iniziative.

Il rapporto tra ditte e infermieri è diffuso e accettato come normale, stante il fatto che gli infermieri in CdI sono “invisibili ai radar”.[3] Panfil (2014) ha messo chiaramente in luce quanto il settore del wound care sia pervaso di CdI,[4] mentre Jutel (2009) aveva mostrato quanto poco gli infermieri ne fossero consapevoli o ritenessero tale rapporto un fatto normale, sminuendone i pericoli e attribuendo ai medici il problema.[5] Secondo Ioannidis (2012) i congressi delle associazioni professionali hanno da tempo perso il loro obiettivo, quello di definire e aggiornare politiche e percorsi assistenziali basati su prove di efficacia in rapporto ai bisogni della popolazione.[6] Invece, i congressi servono per:

  • divulgare tante informazioni sotto forma di comunicazioni e abstract, non sottoponendole a una seria revisione critica;
  • arricchire il curriculum dei relatori con contributi effimeri che non saranno mai pubblicati;
  • alimentare la notorietà di opinion leader funzionali a una medicina che vive all’ombra dell’industria;
  • infarcire i programmi congressuali di simposi satellite (ma non solo: anche di sessioni plenarie) con la partecipazione di relatori pesantemente condizionati da CdI.

Il tema dei CdI è poco rappresentato nel codice deontologico degli infermieri, assente tra i temi di etica professionale. Mancano studi in Italia che rilevino e valutino questo problema per gli infermieri, non solo nell’ambito del wound care. Nei corsi universitari non è previsto alcun tipo di preparazione specifica: ne deriva una mancante consapevolezza dei rischi potenziali.

Alberto Apostoli, Brescia, infermiere

1. Grundy Q, Bero LA, Malone RE. Marketing and the most trusted profession: the invisible interactions between registered nurses and industry. Annals of Internal Medicine 2016;164(11):733-9

2. Ministero della Salute. Rapporto sulla spesa rilevata dalle strutture sanitarie pubbliche del SSN per l’acquisto di dispositivi medici, 2019

3. Ladd EC, Feeney Mahoney D, Emani S. Under the radar: nurse practitioner prescribers and pharmaceutical industry promotions. American Journal of Managed Care 2010;16(12):e358-62

4. Panfil EM et al. Conflict of interest with industry: a survey of nurses in the field of wound care in Germany, Australia and Switzerland. Pflege 2014;27(3):191-9

5. Jutel A, Menkes DB. “But doctors do it…”: nurses’ views of gifts and information from the pharmaceutical industry. Annals of Pharmacotherapy 2009;43(6):1057-63

6. Ioannidis JPA. Are medical conferences useful? And for whom? Jama 2012;307(12):1257-8

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