La rottura della partnership tra un istituto di ricerca e un’industria farmaceutica

Il non raggiunto accord tra l’Istituto Mario Negri (IMN) e la GlaxoSmithKline (GSK) su un importante progetto di ricerca porta alla luce sfide importanti per le partnerships tra pubblico e privato.(1) L’IMN ha deciso di non partecipare a un progetto per affrontare la resistenza agli antibiotici a causa dei rigidi accordi legali e nei confronti della confidenzialità dei dati imposti dalla GSK, del fatto che la stessa controllava il disegno della rierca e l’accesso ai dati.

Secondo l’IMN ciò non era accettabile in un progetto finanziato in parte da fondi pubblici. Secondo la GSK, invece, all’IMN era stato concesso anche troppo, in comparazione con precedenti ricerche. Il progetto che è diventato pomo della discordia doveva durare 7 anni, dal 2013, con un costo di 195 milioni di euro. Doveva coinvolgere tre aziende farmaceutiche e 16 centri di ricerca pubblici o non profit. Il primo composto da studiare era un prodotto GSK, promettente per la terapia di batteri multiresistenti. Doveve essere testato su pazienti arruolati in numerosi centri europei che garantivano rapidità di risultati per il bene dei pazienti. Secondo altri partners, le condizioni imposte da GSK potevano essere accettate proprio per questa speranza di benefici per molti pazienti. Altri due partners, invece, hanno deciso di non partecipare per altre ragioni. Ma l’IMN è stato l’unico a ritirarsi per un fondamentale disaccordo sulla gestione del progetto.

1. Jack A. Compound interests: how a partnership between academics and a drug company came unstuck. BMJ 2013;347:f5356 http://www.bmj.com/content/347/bmj.f5356?etoc=