“Medicina su larga scala”

In questo numero della Lettera non diamo evidenza a singoli episodi di malcostume, o a processi conseguenti ad abusi o a danni da trattamenti inadeguati, e non puntiamo il dito contro quella particolare industria che può aver tratto in inganno Pazienti o Curanti. Questa volta il filo che lega gli articoli tocca il livello più alto: governi, organizzazioni, enti regolatori, commissioni per le linee guida, legislatori sono in vario modo coinvolti nelle decisioni riguardo ad assistenza, promozione o inibizione di trattamenti medici, di stili di vita, di scelte salutari in tutte le politiche.

Nella seconda metà dell’Ottocento Rudolf Virchow enunciò un principio che va richiamato:  “La medicina è una scienza sociale e la politica non è altro che medicina su larga scala”.

La politica come medicina su larga scala invoca la Sanità Pubblica. Considerando i guai provocati dalla politica, vien da dire medice cura te ipsum, che come medico non sei gran che, fra guerre, sostegno alla competizione, allo sfruttamento di ogni risorsa e allo sconcio degli arricchimenti di alcuni sulle disgrazie e sui bisogni degli altri.

La decisione politica deve essere la migliore possibile nel contemperare, bilanciare, interessi diversi secondo l’orientamento della gente che ha scelto i propri governanti; ogni pressione che trucchi la bilancia allontana i decisori dalla decisione giusta.

Negli articoli che seguono discuteremo, in particolare, su come un fiorire di interessi estranei spinga l’obiettivo della Medicina su larga scala a diluirsi in una palude di inefficienza interessata. Buona lettura. (Sulla frase di Virchow si veda QUI)

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