Le mani sulla scuola

Non più tardi del mese scorso, nella Lettera 117, raccontavamo dell’iniziativa di Pfizer per le scuole, e del suo progetto contro la “disinformazione”, “per portare strumenti per una migliore alfabetizzazione medico-scientifica di studenti e professori”. Notavamo come sarebbe quindi una delle maggiori multinazionali del settore farmaceutico e con a carico un numero impressionante di cause legali, a formare le nuove generazioni italiane sulla corretta informazione scientifica.

Neanche il tempo di digerire questa notizia, che un’altra grande multinazionale, Sanofi, lancia, in veste di sponsor “non condizionante” la sua iniziativa nelle scuole, con il progetto “I vaccini tornano a scuola”, di cui hanno parlato diverse testate nazionali (per esempio qui e qui). Il progetto nasce a cura di Michele Conversano, del dipartimento di Prevenzione dell’ASL Taranto e past president della SItI (Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica), e prevede un toolbox (materiali come slidekit e brochure informative sulle malattie infettive, lettere al personale sanitario e scolastico, inviti alla vaccinazione) dedicato agli operatori sanitari, con l’intento di incoraggiare campagne vaccinali nelle scuole con il coinvolgimento di insegnanti, studenti e genitori.

Di fronte a questa ennesima iniziativa nelle scuole (mentre scriviamo arriva la notizia del rapporto di Greenpeace sull’influenza del gigante del fossile ENI nelle scuole secondarie superiori e nelle università), la domanda che ci facciamo è: ma è normale che ditte multinazionali con ovvi ed evidenti CdI, possano realizzare, seppure “solo” con il contributo “non condizionante”, delle campagne destinate alle scuole? E a latere invitiamo a riflettere: quanto può essere “non condizionante” una sponsorizzazione, anche solo per il fatto che chi la riceve sia se non altro riconoscente e quindi voglia accontentare il finanziatore? Stiamo parlando di salute, ma la stessa cosa varrebbe ovviamente per qualunque altro prodotto che sia promosso nelle scuole, visto che queste iniziative sono sempre presentate come preziose per il bene comune, l’educazione, il benessere, il clima e quant’altro. Qualcuno potrebbe eccepire che i vaccini sono un’eccezione perché si parla di sanità pubblica e allora si possono promuovere ovunque, ma forse, quello che manca davvero, nelle scuole come altrove, è la possibilità di discutere di salute o di qualunque altra cosa, in maniera davvero libera, articolata e trasparente, senza l’ingerenza di multinazionali che, ça va sans dire, hanno come obiettivo principale il proprio fatturato.

Giada Mei

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