Informazioni ingannevoli sui farmaci

Sei ditte farmaceutiche operanti in Gran Bretagna hanno ammesso di aver contravvenuto al codice di autoregolamentazione in vigore dal 2019.[1] In tutti e sei i casi c’è stata piena ammissione di colpa, non seguita da ricorso in appello.

1. Novartis

In una pagina web dove si spiegava ai medici l’uso di un farmaco per l’insufficienza cardiaca, si taceva il fatto che poteva causare disturbi renali ed epatici. Inoltre, in un podcast dedicato allo stesso farmaco, si minimizzavano i problemi renali che avrebbe potuto causare. Per quanto riguarda invece un farmaco contro la sclerosi multipla, si sottaceva la controindicazione assoluta per chi avesse avuto un infarto e/o episodi di insufficienza cardiaca nei 6 mesi precedenti l’assunzione.

2. Roche

Nell’uso di un farmaco per un tipo particolare di linfoma, sul sito web dedicato ai professionisti, si omettevano importanti informazioni su modifiche del dosaggio. In un altro caso, si tralasciavano importanti segnalazioni sulla sicurezza nei dosaggi di un farmaco oncologico, anche qui su un sito web dedicato a professionisti.

3. Astra Zeneca

Nella pagina di una rivista medica dove compariva la pubblicità di uno spray per asma/bronchite cronica si tralasciava la voce bibliografica in cui erano contenute informazioni importanti sulle indicazioni prescrittive. Senza questa voce, si poteva intendere che il farmaco poteva essere usato anche per la terapia al bisogno e non solo per la fase di mantenimento a dosaggio pieno. Il corpo di stampa delle indicazioni era a fondo pagina e troppo piccolo. In questo modo, la nota non forniva chiare informazioni sulla posologia al bisogno con la quale il dosaggio più elevato poteva compromettere la sicurezza del paziente. La ditta stessa ha poi convenuto sulla scorrettezza dell’informazione.

4. Daiichi Sankyo

Si riferisce al caso di due farmaci per le dislipidemie da associare alle statine. Nel materiale informativo per i medici, la ditta aveva omesso la controindicazione nel caso si usasse simvastativa a più di 40 mg/die.

5. AbbVie

Un farmaco biologico per l’artrite psoriasica si pubblicizzava con un la foto di una giovane donna mentre fa surfing fra le onde. L’immagine, a detta dell’autorità di autoregolamentazione, non riflette le condizioni standard di una paziente affetta da artrite moderata/severa (indicazione d’uso del farmaco).

6. Croma Pharma

L’invito spesato a un simposio a Monaco, dove il trattamento con tossina botulinica Letybo avrebbe dovuto essere soltanto un evento marginale e non l’argomento principale trattato.

Le ditte, colte per così dire in fallo, devono poi dimostrare di aver intrapreso misure atte a cancellare omissioni del genere per il futuro. Il direttore della PMCPA (autorità britannica per il codice prescrittivo dei farmaci) ha dichiarato che l’ottemperare al codice è importante anche per l’immagine delle ditte stesse. Le irregolarità eventualmente presenti nei depliant pubblicitari dedicati ai medici devono essere immediatamente corrette e la stessa mancanza non più iterata.

Nota

A margine di quanto sopra, mi viene da fare una considerazione sul metodo di indagine di un organismo (PMCPA) che è pur sempre emanazione diretta di ABPI (la Farmindustria britannica), cioè delle ditte stesse, e cioè sul fatto che l’obbligo di pubblicare questi rilievi su riviste biomediche come BMJ e altre crea notevole trasparenza. Anche in Italia esiste un codice deontologico di Farmindustria, 45 pagine fitte di buoni propositi. [2] In particolare, per le irregolarità rilevate, esiste un comitato di controllo, un giurì ed un giudice monocratico. Le sanzioni possono arrivare a 200mila €, ma in ogni caso non è prevista alcuna pubblicazione sulla stampa scientifica, per cui manca quella trasparenza ben presente invece nel codice di autoregolamentazione britannico.

A cura di Giovanni Peronato

1. Iacobucci G. Drug companies breached industry code with misleading information. BMJ 2023;383:p2434

2. https://www.farmindustria.it/app/uploads/2018/06/2022-APRILE-5.pdf

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