Il vaccino anti-Covid19 di Moderna copiato in Sudafrica

Poco dopo il lancio dei primi vaccini anti Covid19, all’inizio del 2021, India e Sudafrica avevano chiesto ufficialmente all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) di concedere una moratoria sui brevetti per permettere la produzione di quei vaccini anche in alcuni paesi a reddito medio-basso e aumentarne così la disponibilità, a prezzi abbordabili, nei paesi che non si possono permettere di pagare gli attuali prezzi di mercato.

All’inizio della primavera sembrava aprirsi qualche spiraglio in questo senso; i leader di alcuni paesi, a cominciare da Joe Biden, avevano espresso posizioni che sembravano essere favorevoli alla moratoria richiesta. Ma si trattava, molto probabilmente, di compiacere parte del loro elettorato, non certo di volontà reale di bypassare i brevetti. Tant’è che, nonostante una campagna globale a favore della moratoria, con raccolta di milioni di firme, l’OMC non solo non ha dato risposta positiva alla richiesta, ma non l’ha nemmeno discussa in maniera formale e trasparente. Probabilmente per il veto di quegli stessi leader che avevano accennato a qualche apertura, oltre che su pressione delle multinazionali dei vaccini.

Se non si può ottenere un’autorizzazione legale a copiare i vaccini, bisogna procedere con altri mezzi. Questo probabilmente il ragionamento dei dirigenti di Afrigen, una start-up sudafricana che ha annunciato di aver copiato il vaccino Moderna e di essere pronta a produrlo, oltre che ad aiutare altri laboratori in altri paesi a reddito medio-basso a fare lo stesso.[1] Dopo aver inutilmente tentato una collaborazione con Moderna o BioNTech, Afrigen ha deciso di proseguire autonomamente. Usando informazioni disponibili e di dominio pubblico, e confidando nel fatto che Moderna aveva pubblicamente dichiarato che non avrebbe fatto rispettare il suo brevetto in corso di pandemia,[2] i tecnici di Afrigen, in collaborazione con scienziati dell’università sudafricana di Witwatersrand, hanno sequenziato il mRNA del vaccino Moderna, hanno elaborato le nanoparticelle lipidiche, e hanno quindi confezionato il prodotto. Sono ora in grado di testarlo in trial clinici per poi sottoporlo, se i risultati saranno favorevoli, all’approvazione dell’OMS, informata fin dall’inizio del procedimento. Il 59% dei fondi necessari per la realizzazione del progetto, per un totale di circa 92 milioni di euro, è già stato ottenuto da alcuni paesi dell’Unione Europea.

Il seguito non sarà facile. Effettuare i necessari trial clinici è molto più difficile ora di quanto lo fosse all’inizio della pandemia. Bisognerà in ogni caso barcamenarsi tra gli innumerevoli cavilli legali cui faranno sicuramente richiamo i proprietari dei brevetti. Ci vorranno sicuramente mesi, forse anni, prima di poter produrre vaccini in quantità da distribuire ai paesi che più ne abbisognano. Ma potrebbe trovarsi anche un compromesso con Moderna, che trarrebbe probabilmente vantaggi maggiori da un’alleanza piuttosto che da un confronto con Afrigen. Questo episodio, comunque, crea un caso e apre nuove strade che l’OMC e i paesi che la controllano farebbero bene a considerare. Altre start-up, in paesi come Brasile, Argentina e India, potrebbero seguire l’esempio sudafricano.

A cura di Adriano Cattaneo

1. https://www.politico.eu/article/who-copy-moderna-jab-project-democratize-vaccine-production/ 2. https://investors.modernatx.com/Statements–Perspectives/Statements–Perspectives-Details/2021/Our-Global-Commitment-to-Vaccine-Access/default.aspx

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