TASER

La notizia dell’adozione da parte delle forze dell’ordine di 18 città italiane di Armi a Conduzione Elettrica, meglio conosciute come TASER, a partire dal 14 marzo 2022 (https://www.rainews.it/articoli/2022/03/il-taser-in-dotazione-alle-forze-di-polizia-dal-14-marzo-66c5b76a-2ee3-4609-be7e-f93db55a9d4a.html) pone una serie di interrogativi che riguardano la salute pubblica.

Sul finire del 2021, è stata analizzata la letteratura scientifica sugli esiti di salute derivanti dall’uso di questi dispositivi di soppressione “non letali”. Una revisione di articoli scientifici su studi condotti in paesi che usano da anni queste armi ha fatto emergere alcune criticità sull’alto rischio d’uso improprio che anche un utente esperto può fare di questi dispositivi. Inoltre, ha rilevato come la letteratura scientifica non abbia mai analizzato le possibili ripercussioni a breve e lungo termine sulla salute degli individui sottoposti all’uso di tali armi. Alcune inchieste giornalistiche, come quella di Reuters del 2018, correlano 1.081 morti all’uso di TASER, di cui 163 accertate tramite autopsia negli USA. Anche Amnesty International, lavorando sul caso, ha redatto nel 2008 un documento in cui evidenzia come la “non letalità dell’arma” sia chiaramente discutibile e come questi dispositivi possano rivelarsi degli “strumenti di tortura” legalizzati a tutti gli effetti. Un documento chiave per comprendere le criticità dell’impiego di TASER è la revisione sistematica condotta, tra altri centri, dall’università di Groningen e pubblicata su JAMA Network Open nel 2021 (Baliatsas et al. Human health risks of conducted electrical weapon exposure: a systematic review). Da questa revisione, si evince che gli studi finora prodotti e che dovrebbero giustificare l’impiego del TASER sul campo presentano le seguenti limitazioni e criticità:

  • non prendono in esame un campione di popolazione rappresentativo, la quasi totalità degli studi essendo condotta tra agenti delle forze dell’ordine che impiegano l’arma sui colleghi in regime d’addestramento e quindi sotto controllo medico e procedurale
  • la dimensione dei campioni è sempre molto ridotta e questo rende i risultati statisticamente poco significativi e comunque non rappresentativi;
  • vi sono difficoltà nel reperire dati clinici sostanziali;
  • gran parte degli studi sono stati finanziati dall’azienda AXON produttrice di TASER;
  • si riscontra una scelta parziale degli esiti di salute analizzati e una eccessiva eterogeneità degli stessi: in moltissimi studi sono analizzate solo le variazioni di parametri fisiologici in risposta allo stress, come aumento della temperatura corporea o del ritmo cardiaco, mentre sono pressoché ignorati altri esiti importanti come il dolore, la permanenza di uno stato di agitazione psicomotoria, l’emicrania persistente, i disturbi del sonno, le bruciature cutanee dovute al passaggio della corrente elettrica attraverso la cute;
  • non ci sono prove scientifiche sugli incidenti provocati dalla caduta a terra in seguito all’immobilizzazione tetanica dovuta alla scarica elettrica, un elemento rilevante condizionato dall’intenzionalità dell’operatore di pubblica sicurezza e dalla sua valutazione sull’ambiente esterno;
  • nelle linee guida sull’uso dell’arma non sono stati presi in considerazione i danni fisici provocati dall’inefficienza balistica dell’arma stessa e dalla penetrazione dei dardi che conducono l’elettricità all’interno di organi sensibili come gli occhi;
  • non ci sono studi sugli effetti che il TASER potrebbe avere su soggetti con rischi cardiovascolari, oppure sotto l’effetto di sostanze da abuso o su persone che si trovano già in situazioni di agitazione psicomotoria per patologie croniche o stati acuti.

Sulla base di queste prove, l’impiego delle Armi a Conduzione Elettrica dovrebbe essere seriamente valutato da un punto di vista medico-scientifico, rielaborando le linee guida assolutamente inadeguate sull’uso di tali strumenti e conducendo studi più dettagliati sugli effetti a breve e lungo termine sulla salute dei soggetti sottoposti a repressione mediante tali armi. Inoltre, l’altissimo rischio d’uso improprio operatore-dipendente che accompagna questi dispositivi, meriterebbe una formazione anche di tipo medico per gli agenti che saranno dotati di tali armi. In conclusione, l’adozione di tali strumenti “non letali” nel nostro paese ci sembra ad oggi quanto meno incauta da un punto di vista medico e di salute pubblica.

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