Il venditore di medicine: il ritorno

11 giugno 2016. Torna a far parlare di se un film denuncia “Il venditore di medicine”, del regista Antonio Morabito, che stasera in prima tv alle 21.10 sarà visibile su Sky Cinema. Il film per la prima volta uscì nel 2013. Una vera denuncia cinematografica che da allora ha aperto un enorme vaso di pandora tant’è che la stessa FEDAIISF (Federazione delle Associazione Italiane degli Informatori Scientifici del Farmaco) ha rilasciato ieri sul proprio sito ufficiale un importante dichiarazione rivolta al regista, ma anche all’agenzia regolatoria dei farmaci italiana, l’AIFA.

 

Sul sito freedompress.cc del giorno prima (http://www.freedompress.cc/venditore-medicine-big-pharma-finisce-accusa/), Cinzia Marchegiani aveva tra l’altro scritto, parlando del film: “Oltre a quei soliti corruttori che sono gli ISF, dice anche che ‘per molti farmaci essere immessi sul mercato vuol dire solo superare di pochissimo la soglia dell’effetto placebo’, cioè sono inutili. Il sig. Morabito dovrebbe sapere che se ci sono in commercio farmaci inutili non dipende certo dagli ISF. Ormai gli ISF sono accusati di tutto, perfino un prete pedofilo non ha trovato di meglio che farsi passare per ISF, notoriamente delinquenti abituali. Però non si possono far passare come i responsabili dei farmaci inutili in commercio. Dovrebbe sapere che l’immissione in commercio dei farmaci dipende dalle autorità regolatorie ed in particolare, in Italia, dall’AIFA. Ora, se le accuse del sig. Morabito sono vere, dovrebbe averne le prove e l’autorità giudiziaria dovrebbe indagare in merito e condannare esemplarmente i colpevoli. Se non ha prove, l’AIFA dovrebbe smentire, anzi dovrebbe querelare il sig. Morabito per diffamazione. Aspettiamo curiosi gli eventi. Ma siamo sicuri che Farmindustria tacerà come si conviene ad un muro di gomma, Aifa farà finta di nulla. Finirà tutto nel dimenticatoio. Fra una settimana nessuno se ne ricorderà più. E tutto continuerà come prima”.

 

La replica della FEDAIISF

 

Ringraziamo la Dr.ssa Marchegiani per l’attenzione che ci ha riservato. Prima però che tragga conclusioni definitive che la potrebbero portare a convincersi che questa è la norma la invitiamo a leggere le considerazioni sottostanti.

 

Il film “Il venditore di medicine” descrive un reato come i film gialli descrivono omicidi o serial killer, da qui a dire che l’omicidio è la norma ce ne passa, per fortuna!

 

Gli Informatori Scientifici del Farmaco (ISF) non dovrebbero avere a che fare con le vendite proprio per non creare conflitti d’interesse, devono infatti dipendere da un servizio scientifico e non da una direzione vendite o marketing. Così dicono il D. Lgs. 541/92, il D.Lgs.219/06, le linee guida della Conferenza delle Regioni sull’informazione scientifica, leggi e regolamenti regionali, Direttive europee e sentenze della Cassazione che condannano quelle aziende che usano gli ISF come venditori.

 

Fatte le leggi, ci devono poi essere le Autorità incaricate a farle osservare. Nel caso specifico sono l’AIFA, i carabinieri dei NAS, la guardia di finanza. Se nessuno però le fa osservare si dà spazio all’illegalità nella quasi certezza dell’impunità per chi delinque o costringe a delinquere.

 

Del resto cosa si può pretendere se consideriamo che abbiamo avuto un ministro della salute la cui moglie era (ed è) direttore generale di Farmindustria, gli stessi big di Farmindustria sono ricevuti a palazzo Chigi o vanno a cena con Renzi al Museo dell’Accademia a Firenze, ai piedi del David di Michelangelo, e gli Aleotti che regalano, ovviamente con assoluto disinteresse, al Comune di Firenze appartamenti per i poveri, sindaci Renzi prima Nardella ora.

 

Pensi che avevamo quasi ottenuto un Albo Professionale per tutelare i cittadini/pazienti dagli abusi che le aziende avrebbero potuto fare utilizzando in modo distorto l’ISF. Poi una misteriosa lobby “convinse” il pregiudicato Sen. Tomassini, ad affossare all’ultimo voto la legge che avrebbe costituito l’Albo.

 

Dal 2007 ad oggi sono stati licenziati 15.000 ISF, nessuna crisi però per le aziende che hanno continuato ad incassare lauti guadagni. Semplicemente gli ISF non servivano più a “vendere” farmaci alla medicina di base, perché le aziende hanno deciso di puntare sulle biotecnologie o su farmaci superspecialistici che necessitano di pochi costi fissi e garantiscono enormi profitti.

 

Ora con il “Jobs Act” non c’è più scampo. Gli ISF possono essere assunti come agenti e pagati a provvigioni sulle vendite dei farmaci che “propagandano”, gli ISF vengono poi dotati di cellulari o tablet in modo da poter controllare dove vanno o cosa dicono ai medici, nella piena legalità delle nuove leggi sul lavoro. Ci sono leggi che dicono che se avviene un reato come il comparaggio è colpa dell’ISF e non di chi gli ordina di farlo. Infatti l’ISF dovrebbe denunciare chi gli ordina comportamenti illegali, rischiando però così il posto. Se c’è un reato del genere non è mai di iniziativa dell’ISF, ma è l’unico che viene punito.

 

Ripetiamo, il comparaggio è e rimane un reato e per fortuna non è la norma, rimane un fatto marginale. Il problema è l’uso improprio, puramente commerciale che molte aziende fanno degli ISF.

 

Suggeriamo al sig. Morabito un film su cosa avviene “sopra” gli ISF, o sulla sanità in generale come per esempio i premi in denaro che le ASL danno ai medici perché non prescrivano farmaci (non è una specie di comparaggio?) o come vengono commercializzati i farmaci generici il cui mercato è dominato da un oligopolio di 5 aziende o il costo alberghiero di un letto di degenza e così via. C’è solo l’imbarazzo della scelta.

 

Gent.le Dr.ssa Marchegiani, gli ISF non sono corruttori né vogliono diventarlo, né vogliono che qualcuno li costringa a farlo. Chi fa film e scrive sui giornali dovrebbe impedire che ciò avvenga, ma non devono fermarsi alla superficie, devono conoscere i termini del problema, se no non verrà mai affrontato. Se c’è o ci sarà un reato di comparaggio sarà solo e sempre colpa degli ISF, e tutto continuerà come prima.