Una rete globale per la ricerca sulle malattie non trasmissibili. Ma chi paga?

Un collettivo di autori capitanato da Richard Smith presenta, in un commento pubblicato sul Lancet,(1) una rete globale per promuovere ricerca che valuti strategie innovative per il controllo dell’attuale pandemia di malattie non trasmissibili. La rete comprende 11 centri per un totale di 120 istituzioni di ricerca in 30 paesi; 4 centri sono in Asia (Cina, Bangladesh, 2 in India), 3 in Africa (Tunisia, Kenya, Sud Africa), e 4 in America Latina (Messico, Guatemala, Peru, Argentina). Alcuni centri lavorano anche per i paesi vicini. La rete è stata creata nel 2008.

Quando è stato promulgato il primo bando, sono arrivate 140 domande da 70 paesi. L’enfasi della ricerca va su sorveglianza, prevenzione, sviluppo di interventi, trasferimento di conoscenze e rafforzamento dei sistemi sanitari. Tutti i centri cercano di favorire le classi sociali più disagiate e le cure primarie. Inizialmente, i finanziamenti (circa 100 milioni di dollari) sono arrivati da due istituzioni USA, una pubblica e una privata (United Health Group). In futuro, altri fondi potrebbero provenire dall’istituenda Alleanza Globale per le Malattie Non Trasmissibili. Questa alleanza dovrebbe comprendere sia il settore pubblico che quello privato. Che apparentemente è già in contatto con gli autori del commento, che rappresentano gli 11 centri della rete. Alcuni di essi dichiarano infatti collaborazioni con Medtronic, Bayer, Lilly, AstraZeneca, Boehringer Ingelheim, Bristol-Myers Squibb, Cadila, GlaxoSmithKline, Pfizer, Sanofi-Aventis, Abbott e Warren Buffett. Richard Smith, infine, dichiara di possedere azioni dell’United Health Group.

 

1. UnitedHealth Group/National Heart, Lung, and Blood Institute Centres of Excellence. A global research network for non-communicable diseases. Lancet 2013 http://dx.doi.org/10.1016/S0140-6736(13)61808-5